TORRE FARO E LA SUA STORIA


TORRE FARO E LA SUA STORIA

Torre Faro è situato all'estremità della Sicilia nord orientale, sorge in Corrispondenza di Capo Peloro, promontorio collinare i cui rilievi si interrompono a meno di 2 km dal mare, digradando in un basso lido sabbioso attraversato da piccoli corsi d'acqua che discendevano dalle alture e creavano la duna e i suoi pantani. Tutta la pianura costiera è derivata quindi dall'apporto di sabbie detritiche e dall'azione delle correnti marine che hanno formato un cordone di dune che si è esteso fino a Capo Peloro. La laguna così creatasi si è suddivisa in più parti determinando la formazione di quattro pantani: Ganzirri, Faro, Madonna di Trapani e Margi.
Margi era più che altro una palude,al centro della quale, secondo gli antichi, sorgeva un tempo dedicato al Dio Nettuno.
Il pantano fu del tutto prosciugato da interramenti e bonifica, mentre il Madonna di Trapani si unificò a quello, quindi solo i laghi di Ganzirri e Torre Faro.
Su questo lido, nel punto ove lo Stretto di Messina raggiunge la distanza minima, solo 3200 m, sorse in epoca imprecisata un insediamento dedicato alla pesca, all'attraversamento di merci e persone e alla custodia dei punti di luce che dovevano salvaguardare chiunque attraversasse quella pericolosa strettoia al centro del Mediterraneo e tutti i traffici navali del Vecchio Mondo.
Il nome del paese deriva dalla presenza di un importante faro attestato come edificio già in epoca romana e preceduto per secoli da punti di illuminazione che servivano ad aiutare i naviganti ad attraversare lo Stretto di Messina.
La presenza del faro avrebbe poi trasferito il termine alla toponomastica della contrada. Un’ipotesi meno attendibile sarebbe quella di una derivazione nome di Pharii, genti greche della città di Pharis che si sarebbero spostate nella zona di Capo Peloro dalla loro patria in Laconia.

Il villaggio, nella sua composizione attuale, prende formi come aggregazione lineare di case di pescatori, anche se l'originale aspetto architettonico ha perso nel tempo le sue connotazioni a causa di numerosi interventi realizzati senza regole urbanistiche di alcun tipo. Nel corso del XIX secolo la zona fu interessata dalla presenza e dalle opere della marina inglese, che presidiarono Messina e lo Stretto dal 1799.
Gli inglesi costruirono molte batterie sulla spiaggia, resero carrozzabile la via Consolare Pompea fino alla Torre del Faro.
Collegarono con i canali il lago di Faro (Pantano Piccolo) e il lago di Ganzirri (Pantano Grande) con il Tirreno e con lo stretto, bonificando il sistema lacustre della duna e utilizzandolo per il ricovero delle imbarcazioni e forse per l’attraversamento dello Stretto tramite i canali, almeno per le imbarcazioni di dimensioni adeguate. Le opere di bonifica e canalizzazione dell’area centrale tra i due laghi, un acquitrino infestato e malarico che nascondeva i resti di un terzo lago, conosciuto dagli antichi, portarono alla luce delle vestigia di età classica, come rocchi di colonne, poi trasportati al Duomo di Messina. All’interno della Torre degli Inglesi, costruita sempre dai britannici e oggi inserita all’interno del parco Horcynus Orca, gli archeologi della Soprintendenza di Messina hanno ritrovato un basamento in mattoni e coccio-pesto a tre gradini e alcune cisterne di epoca romana. Sebbene l’interpretazione non sia del tutto confermata, i tre gradini potrebbero essere i resti del basamento del Faro di epoca romana raffigurato in una emissione argentea di Sesto Pompeo, un denario datato 36/42 a.C.
La moneta rappresenta sul dritto il faro di Capo Peloro sormontato da una statua di Nettuno dotato di elmo, tridente e timone e col piede su una prua.
Nel rovescio è possibile riconoscere Scilla il mostro della rupe calabra con due code di pesce e tre teste canine. La torre di Peloro è citata da Strabone assieme a una torre analoga presso il Poseidonio di Reggio Calabria, in località Cannitello e quindi in un punto prospiciente il lato siciliano dello Stretto
Il lago Faro, assieme a quello di Ganzirri è stato dichiarato nel 1988, bene d'interesse etno-antropologico in quanto sede di atti-vita lavorative e produttive tradizionali connesse alla molluschi-cultura. Ciò in quanto occorre garantire l'identità e la memoria storica di una attività che da oltre tre secoli ha connotato l'economia e la cultura della zona di Capo Peloro.

Amministrativamente Torre Faro è parte integrante del comune di Messina. Conta circa 2500 residenti che arrivano anche a raddoppiare nella stagione estiva.
La Parrocchia del paese come tutta la città di Messina, è dedicata alla Madonna della Lettera, perché è Proprio a capo peloro che si racconta fosse sbarcata la delegazione di messinesi, di ritorno dalla Terra Santa, dove si erano recati spinti dalla fervente predicazione di san Paolo, in visita alla Vergine Maria che in segno di ringraziamento consegnò una lettera sigillandola con una ciocca di suoi capelli. Su di essa erano riportate le seguenti parole “Vos et ipsam civitatem benedicimus”. La tradizione religiosa vuole che da allora la Madonna vegli sulla città, come quando in occasione di una tremenda carestia nel ‘600 fece apparire nelle acque dello stretto una nave carica di grano.


La costruzione che maggiormente identifica Torre faro è il Pilone, un traliccio d’acciaio in disuso della linea elettrica ad alta tensione che attraversava lo Stretto di Messina fra la Calabria e la Sicilia.
Il pilone, altro 232m, fu costruito nel 1948 ed il 1955 dalla Società Generale Elettrica Sicilia, ed è posto dirimpetto al suo omologo calabrese di 224m, costruito sulla collina di Santa Trada sopra il paese di Scilla. Fino al completamento dei piloni sul fiume Elba, in Germania, il Pilone di Torre Faro vantava il record di pilone pi alto del mondo. Tuttavia, il forte vento che soffia costantemente sullo stretto, ha indotto i tecnici all’utilizzo di cavi d’acciaio ad alta resistenza ma a bassa conducibilità elettrica, cosicché con gli anni i cavi si sono rivelati insufficienti a soddisfare la richiesta energetica e nel 1994 si è optato per l’attivazione di cavi sottomarini. Oggi il Pilone resta una fonte di attrazione turistica, particolarmente suggestiva di notte quando la struttura d’acciaio riflette le luci poste alla base e si staglia come un cono luminoso emergente dalle acque scure dello stretto.



IL NOSTRO BORGO MARINARO
La storia moderna del nostro borgo marinaro , risale al 1700 circa , sorto dopo che le incursioni di Pirati e Saraceni avevano depredato , distrutto e disperso i nativi del luogo.
Gli abitanti dei paesi vicini Colsero l’ occasione per insediarsi nel borgo e diedero vita all’ attività di pesca, costituendo una fiorente comunità. In quel contesto venne costruita la CHIESA S. MARIA DELLA LETTERA, sostenuta dai pescatori e dagli abitanti che versavano alla Chiesa una parte dei loro guadagni.
Questa devozione alla Chiesa si è protratta per due secoli fino al 1970 circa.
Nel 1908 il terremoto distrusse la Chiesa , come pure tutto il paese, ma fu ricostruita , nuovamente distrutta dai bombardamenti della prima e seconda guerra mondiale.
La nostra Chiesa è stata riedificata, così come è oggi, tra il 1929 e il 1939, e accoglie numerose opere artistiche recuperate dalle macerie delle varie Chiese distrutte.



Secondo la tradizione, tramandata dagli antichi, la nostra Chiesa MADONNA DELLA LETTERA, sorge nei pressi dell’ antica chiesetta di S. DOMENCA, risalente a prima del 1600. Si racconta, infatti, che durante una rivolta contro gli Spagnoli la chiesetta venne distrutta ma subito ricostruita dai fedeli molto devoti è restò in piedi fino alla metà del 1700 quando per lavori di restauro fu definitivamente chiusa e gli arredi sacri portati nella chiesa più grande costruita poco distante.
La chiesetta di S. DOMENICA fu totalmente distrutta dal terremoto del 1908.
La conferma della sua esistenza è data dal ritrovamento di alcuni reperti riconducibili ad un altare e a dei paramenti sacri rinvenuti durante gli scavi di un privato che nel 1950 stava costruendo un’abitazione.

I riferimenti citati sono tratti dal libro “ LA PALAMITARA” di Paola SAVOCA ed. EDAS

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