Un
tempo, dal punto di vista della giurisdizione ecclesiastica, Torre
Faro dipendeva da Faro Superiore e il culto si svolgeva presso
l'antica chiesetta di via Santa Domenica.
Crescendo
il numero degli abitanti, fu costruita nel 1733 una nuova chiesa più
grande dedicata a Maria SS. della Sacra Lettera e nel 1762
l'Arcivescovo Tommaso Moncada la elevò a Curazia Rurale
completamente autonoma, con facoltà di amministrare i sacramenti e
di tenere i registri parrocchiali, mentre i pescatori si obbligavano
a versare una quota dei loro proventi per il sostegno finanziario
della chiesa e del curato.
Il
terremoto del 28 Dicembre 1908 distrusse le due chiese. Fu costruita
una "chiesa baracca", dono del Pontefice del tempo ma
questa, come dice lo storico Gaetano La Corte Cailler nel suo diario,
fu distrutta da un incendio la mattina dell'8 Gennaio 1912.
In
seguito si costituì tra i faroti un comitato che con l'aiuto
dell'Arcivescovo D'Arrigo e con un contributo statale di Lire 18.419
costruì un nuovo luogo per il culto su progetto dell'Ing. Giuseppe
Marino e con l'opera dell'impresa di Antonino D'Angelo. La spesa
complessiva fu di lire 50.257 e il collaudo avvenne nel 1919.
La
Chiesa ufficialmente fu eretta a parrocchia il 25 Agosto 1921. Era
una soluzione provvisoria e quella definitiva venne nel 1934 con la
costruzione della chiesa attuale, su un progetto firmato dall'Ing.
Francesco Barbaro, direttore dell'Ufficio Tecnico Arcivescovile, ma
forse redatto dall'Ing. Giuseppe Marino.
Complessivamente
il sacro edificio, a croce commissa e a tre navate, copre la
superfice di circa 460 metri quadrati, oltre i locali annessi. I
lavori furono eseguiti dall'impresa di Sciabà Antonino e il costo è
stato di circa 600.000 lire.
Nel
catino absidale "pentalobato" della chiesa, un dipinto "
a tempera", raffigura L'Ambasceria Messinese alla Santa Patrona,
la Madonna della Lettera.
Esso
è attualmente il più grande dipinto dell'Ambasceria che esista
nell'Arcidiocesi di Messina, ed è stato realizzato dall'artista
catanese Giuseppe Russo, che lo ultimò nel novembre del 1937,
inserendo inspiegabilmente un quinto ambasciatore, non citato dagli
annali storici.
Questa
rappresentazione iconografica della Madonna della Lettera che tiene
in mano la Lettera e accoglie, benedicendoli, gli ambasciatori, nasce
solo nel seicento, mentre prima la Celeste Patrona di Messina veniva
raffigurata solamente come l'antica icona bizantina del Duomo:
Madonna benedicente, con eventuale Lettera, avente in braccio il
Santo Bambino con il globo terraqueo in mano.
La
pittura dell'Ottocento trovava ispirazione in questo soggetto nella
produzione artistica di celebri pittori quali Letterio Subba e
Michele Panebianco, nonché nelle incisioni del messinese Tommaso
Alojsio Juvarra, al quale si deve una delle ultime celebri
raffigurazioni storiche della Madonna della Lettera.
L'opera
ebbe tanta fortuna anche nella famosa fototipia di Ledru Mauro.
Proprio
da queste raffigurazioni, famose anche nei primi decenni del
novecento, il pittore Giuseppe Russo si ispirò per il grande dipinto
di Torre Faro.
Da
molti anni erano stati richiesti lavori di restauro del dipinto che
versava in cattive condizioni a causa di numerose infiltrazioni
d'umidità, che insieme ai fumi delle candele accese fino a qualche
decennio fa sull'altare maggiore, hanno provocato dei degradi
evidenti alla superficie intradossata dell'abside, con conseguente
caduta di colore.
LE
EFFIGI DI MARIA, MADRE DI DIO E VELOCE ASCOLTATRICE
Nella
chiesa, costruita a Torre Faro nel 1733, esisteva una pregevole tela
secentesca di grandi dimensioni, raffigurante la Madonna della
Lettera, ancora legata all'iconologia bizantina, quindi con il
Bambino in braccio che tiene in mano il globo terraqueo.
Il
terremoto del 1908 distrusse la chiesa, ma non il dipinto che fu
collocato all'interno di una "chiesa baracca", fatta
costruire provvisoriamente dal Papa.
Lo
storico Gaetano La Corte Cailler ci racconta, purtroppo, che la
chiesa venne distrutta da un incendio la mattina dell'8 Gennaio 1912,
e insieme ad essa anche il quadro della Madonna, ricordato anche dal
Samperi nella sua "Iconologia della gloriosa vergine Madre di
Dio Protettrice di Messina".
In
occasione del restauro del dipinto dell'Ambasceria, le ricerche fatte
tra i beni artistici presenti nella nostra Chiesa, e catalogati
presso la Soprintendenza per i Beni Culturali e Architettonici di
Messina, hanno dimostrato che un quadro raffigurante il volto della
Vergine Maria, da sempre custodito in sagrestia, altro non è che ciò
che rimane del grande quadro secentesco della Madonna della Lettera.
Negli anni successivi, la porzione di tela recuperata, poichè
estremamente fragile e in parte lacerata, è stata "incollata"
ad una tavola che misura 54x39cm., e successivamente incorniciata.
Anche
l'artista G.Russo, ispirandosi a questa immagine, ha realizzato una
icona su tavola, raffigurante la Madonna incoronata di luce
(l'aureola riporta la dicitura latina "REGINA COELI LAETARE
ALLELUYA), completandola con il Bambino benedicente e i titoli in
greco, con i quali viene venerata.
Questa
icona è tuttora collocata sotto una piccola cupola, nella parte più
alta del settecentesco altare maggiore, il cui paliotto marmoreo
reca, scolpita, l'effigie della Madonna della Lettera.
Testi e Foto parzialmente estratti da un'approfondita ricerca svolta dall'Arch. Bagnato Giovanni.
Testi e Foto parzialmente estratti da un'approfondita ricerca svolta dall'Arch. Bagnato Giovanni.
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